Acep, Arci, AudioCoop e numerosi autori ed editori italiani hanno
appena notificato, assistiti dagli avvocati Scorza e Giurdanella, alla
Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero per i Beni e le
Attività Culturali, al Ministero dell’Economia, al Commissario
Straordinario della SIAE Gian Luigi Rondi, ai due subcommissari Paolo
Stella Richter e Domenico Luca Scordino nonché alla SIAE un ricorso con
il quale hanno chiesto al TAR Lazio di accertare e dichiarare
l’illegittimità del nuovo Statuto della SIAE.
Alla base dell’impugnazione la circostanza che il nuovo Statuto
attribuisce, in maniera pressoché esclusiva, la governance della società
agli associati più ricchi ovvero a quelli che beneficiano delle somme
maggiori in sede di riparto dei diritti d’autore incassati dalla SIAE.
Secondo il nuovo Statuto, infatti, ogni associato ha diritto, in assemblea, ad un voto più un voto per ogni euro incassato.
In questo modo le delibere assembleari relative, essenzialmente, alla
nomina del Consiglio di Sorveglianza al quale lo Statuto affida,
sostanzialmente, la totalità delle scelte relative alla vita dell’Ente,
dipendono esclusivamente dagli associati più ricchi ovvero i grandi
editori musicali facenti capo a poche multinazionali straniere e i
grandi cantautori della musica leggera italiana.
"Una ventina di associati – in forza delle nuove regole – potrà
governare la Società anche contro il volere e le indicazioni degli oltre
100 mila iscritti.
La SIAE è, invece, di tutti gli associati giacché tutti hanno eguali
obblighi a cominciare dal pagamento della quota associativa" dichiarano
Roberto Rinaldi, Presidente di Acep, Carlo Testini, Responsabile
Nazionale Cultura dell'Arci, e Giordano Sangiorgi, Presidente di
AudioCoop.
Secondo i ricorrenti, peraltro, l’adozione ed approvazione del nuovo
Statuto è solo l’ultimo atto di un disegno più complesso ordito con la
ferma volontà di estromettere la maggioranza della base associativa
dalla gestione della Società a favore dei soli associati più ricchi.
L’attuazione di tale disegno è iniziata con l’adozione del decreto di
Commissariamento della società che le Autorità vigilanti non avevano il
potere di adottare e del quale, pure, i ricorrenti hanno chiesto ai
Giudici, l’annullamento.
Ai giudici amministrativi i ricorrenti hanno, anche, chiesto di
sospendere in via cautelare l’efficacia dello Statuto, al fine di
scongiurare il rischio che le prossime elezioni del Consiglio di
Sorveglianza fissate per il 1° marzo si svolgano secondo le nuove
regole, consegnando la SIAE in mano ai soli associati più danarosi.
L’apporto e la produttività artistica e culturale di un autore o
editore non può e non deve essere ridotta ad un fatto puramente
economico e non c’è, dunque, ragione per affidare la SIAE – alla quale
lo Stato attribuisce il compito di promuovere e tutelare, nell’interesse
di tutti, il sistema culturale – nelle mani di un manipolo di editori
ed autori più ricchi degli altri.
ACEP, ARCI E AUDIOCOOP
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